martedì 6 luglio 2010

Gus.


Da una parte il grande Mestre De La Riva e dall'altra Fredao, il più "piccolo" dei fratelli Sukata, ormai di stanza in Argentina da diversi anni.
Ho conosciuto tutti e due. E ho avuto modo di gustarmi il jiu-jitsu raffinato del primo nella sua "Equipe 1" di Copacabana e di sentire la pressione di un vero peso massimo col secondo nella sua accademia porteña quando ancora stava in Gallo 741. Due mostri!!
Mi viene da pensare che quando ho iniziato io, era girando col kimono nello zaino che si imparava a lottare. Le accademie di jiu-jitsu erano pochissime in Italia. Uniche. Si sarebbero potute contare sulla punta delle dita di una mano e il viaggio, con tutti i pro e i contro del caso, credo fosse l'unico modo per imparare davvero.
Anche la mia, come quella di tanti altri lottatori di jiu-jitsu, è una storia che inizia con un viaggio. Un viaggio che inizia a Buenos Aires e finisce a Milano. Per puro caso.
Gustavo, l'anonimo al centro della foto, lascia l'Argentina all'inizio del nuovo millennio, subito dopo il disastro dei famosi bond. Un viso simpatico, capelli arruffati e un fisico non proprio scultoreo. E' stato il mio primo insegnante di jiu-jitsu. Credo che senza di lui la mia vita avrebbe preso una piega diversa e magari ora sarei seduto alla mia scrivania in uno di quei palazzoni persi nella nebbia della periferia milanese anzichè starmene sdraiato, sudato e felice, a petto nudo sul tatami a scrivere di lui.
Nonostante avessi molta voglia, in quei sei mesi di convivenza non ho imparato molto. Il motore non era ancora pronto e grippava sistematicamente come quello di un vecchio motorino scassato. Se devo essere sincero, di quel periodo, ricordo solo le gran risate e i primi racconti sul Brasile, sui Gracie e su mille altri lottatori a aneddoti.
Ancora una volta mi viene da dire grazie al mio jiu-jitsu, perchè di tutto quello che mi poteva dare ha scelto il meglio: gli amici!!
"Caro Gus, se posso, ti stringo forte quella cintura intorno alla vita ancora una volta, come testimonianza di affetto fraterno e di gratitudine sincera. Ti ringrazio per tutti i frutti che ha dato quell'albero che hai piantato quasi dieci anni fa: MILANIMAL. Ti abbraccio, melenudo. 
                                                                                                    Andrea"