domenica 5 febbraio 2012

Dal Parco Lambro al Bairro Alto.

La partenza è sempre romantica.
Sono solo per strada. Milano è avvolta da una coltre di nebbia umida e il freddo mi scende giù per il collo. Cammino senza fermarmi come un soldato. A vedermi da lontano sembro uno di quegli scalatori che tornano a casa dopo una spedizione in capo al mondo. Già stanco prima di partire. Zaino, sacco in spalla e moschettoni attaccati dappertutto.
Milano MXP - Venerdì h. 17,40
In volo sembro una massaia dal parrucchiere. Mi guardo intorno di continuo e consumo pacchi di riviste inutili. Parlo poco e quando lo faccio lascio spesso a metà il discorso. Il carrozzone di EasyJet rimbalza sull’asfalto del Portela de Sacavem come un moscone farebbe andando a sbattere sul vetro di una macchina in corsa. Mi carico tutto in spalla come un venditore di tappeti e mi metto in coda per un taxi.
Il contachilometri ne segna più di seicentomila e la tappezzeria sdrucita si porta appresso gli odori di tutti e cinque i continenti. L’autista porta degli occhiali unti come una bistecca appena appoggiati sulla punta del naso. La camicia è aperta fino all’ombelico. Trai peli del petto spuntano santi e madonne di ogni foggia. Chiudo gli occhi per un istante e mi raccomando l’anima a loro.
L’albergo è sempre lo stesso da anni. Cambiano solo il piano, il numero di stanza e il personale alla reception. Non c’è ancora nessuno ad aspettarmi. Sono tutti al Complexo Municipal do Casal Vistoso. Me la prendo comoda e sistemo i vestiti nell’armadio.
Alle dieci di sera abbiamo già finito di mangiare. Tutti insieme davanti allo stesso piatto. Una bistecca di maiale fatta in padella, un pugno di riso freddo e una manciata di patatine fritte. Corro a letto senza pensarci due volte. Gli altri spariscono su un catorcio scoppiettante che probabilmente si arrampicherà fino al Bairro Alto.
Lisbona, Bairro Alto - Venerdì h. 02,00
Dormo fino alle otto. Poi mi sveglio e comincio a rigirarmi nel letto come se mi avesse morso un serpente a sonagli. Alla fine apro gli occhi. La branda di fianco alla mia è vuota. Le coperte sono tirate come la divisa inamidata di un cadetto a West Point. Non ci penso e continuo a girare come un pollo allo spiedo sotto le coperte. Alla fine, stremato, decido di farmi una doccia.
Lascio la camera in ordine e inizio a girare per il piano cercando il resto della truppa. Decido di origliare porta a porta. Parto da quella accanto alla mia. Ne supero una mezza dozzina finché non vengo stordito da un barrito. Arriva dalla 205. Mi faccio coraggio e busso. Quando la porta si apre vengo spinto fuori a calci da uno tsunami di fumi di alcol. Trattengo il respiro e butto di nuovo la testa dentro. Sembra di essere in trincea tra morti e feriti. Le note di testa lasciano spazio al puzzo di sudore. La penombra mi da una mano e mi nasconde dettagli che avrebbero solo potuto peggiorare la situazione.
Non si sa come e ringraziando quale divinità riusciamo a metterci in marcia. Mi aspetta una giornata lunga – almeno spero – al Complexo Municipal do Casal Vistoso, l’esempio migliore di abusivismo edilizio di tutta la penisola lusitana. Un relitto di cemento armato e vetro arroccato alle spalle di uno dei quartieri più brutti di Lisbona.
Andrea Baggio e Saulo Ribeiro (6x Campione del Mondo di Jiu-Jitsu)
Dopo poco mi sento chiamare. Mi faccio largo tra giganti anabolizzati, uruk-hai, tifosi in preda a crisi isteriche, avventori deliranti, padri di famiglia ridotti peggio degli ultras del West Ham in trasferta e mi apposto come un pappagallo sulla transenna più vicina alla materassina. Lotto. Sembro stanco ma non lo sono. Non mi sento mai in pericolo. Mi sembra di giocare a dama e invece dovrei spingere sul pedale dell’acceleratore. Torno a casa a testa bassa.
Mi stringo ai miei ragazzi, la mia famiglia, e mi preparo a festeggiare.
Sempre.

MILANIMAL si porta a casa quest’anno solo due medaglie, ma d’oro, con Andrea Grassi e Edoardo Molteni. A loro come a tutti gli altri – Fudo, Nicola, Luca, Mario, Christian, Oliva e Davide – vanno i miei complimenti. Un giorno Vince Lombardi ha detto della squadra di football che ha allenato tra il ’59 e il ‘67: “I Packers non hanno mai perso una partita di football. E’ il tempo ad essere finito prima.”