lunedì 23 luglio 2012

Dojo, MILANIMAL.

Quei cento metri quadri scarsi di materassina me li sono guadagnati sputando sangue e rompendomi le ossa per anni. Sono il mio ufficio, la mia casa.
Le regole sono dure almeno tanto quanto dovrebbero esserlo gli uomini che chiedono di potercisi allenare. Tutti pagano una tassa all'ingresso, ma questo non ha nulla a che vedere con il rispetto e l'educazione.
Io voglio che MILANIMAL sia una scuola, un posto dove in qualche maniera si impari anche vivere. Non voglio essere il capo di una comune, di un bordello o di un centro sociale. Voglio un posto dove tutti godano degli stessi diritti, ma sopra ogni cosa tutti si impegnino con ogni mezzo per compiere il proprio dovere. Sforzarsi di capire o, peggio ancora, cercare di farsi spiegare credo sia inutile. Onestà, giustizia, dovere, lealtà, coraggio, onore e cortesia si iniziano a coltivare con cura nello spirito di un essere umano quando ancora é un bambino. Affidarsi a un rimprovero e a una sculacciata da adulti sarebbe umiliante per entrambi, per chi dovrebbe trarne una lezione e per chi invece vorrebbe darla.
Salire su quella materassina - ovvero entrare in casa mia - in ritardo, vestiti di un kimono sporco e consumato, senza avermi chiesto il permesso o peggio ancora quando il padrone di casa é fuori, é male. Sostenere di averlo fatto per imparare qualche "mossuccia da quattro soldi" per vincere l'ennesima medaglia di latta é pure peggio.
Un dojo non é una discoteca. E le mie non sono lezioni di danza.