Si è già scritto molto sulle arti marziali. Sulle origini, la tecnica e le virtù dei praticanti.
Io, oggi, voglio solo parlare ai miei studenti del cammino che li aspetta o che, solo per alcuni, è già iniziato da tempo. Per chi pratica jiu-jitsu con uno spirito nobile e con l'unico fine di migliorarsi attraverso lo strumento della lotta, credo che questo sarà un viaggio senza fine.
Il rispetto e la disciplina mi hanno fatto compagnia fin dall'inizio e spero di trovarle al mio fianco ancora quando finalmente arriverà il tramonto di questa giornata senza fine.
Sul rispetto.
Il rispetto si manifesta fin dal primo momento in cui si arriva al dojo, il luogo dove si segue la via. Qui, prima di mettere piede sulla materassina, bisogna verificare che il gi sia pulito, che la cintura sia stretta in vita correttamente e che il nostro aspetto sia ordinato. Una volta sul tatami, la prima cosa da fare è salutare l'insegnante e poi tutte le altre cinture nere presenti. E' d'obbligo rispettare gli studenti più esperti, accettando di buon grado i loro consigli, tanto quanto gli ultimi arrivati, aiutandoli quando necessario. E' stupido riempirsi d'orgoglio per aver battuto un proprio compagno d'allenamento. Rispettare chi condivide fatica e sudore vuol dire rispettare se stessi e imparare a conoscersi meglio.
E conoscersi è dominarsi. E dominarsi è trionfare.
Sulla disciplina.
La disciplina avvicina qualsiasi praticante al vero spirito delle arti marziali. Ci vuole disciplina per continuare a studiare sempre gli stessi movimenti fondamentali, cercando ogni volta un particolare diverso e un significato più profondo. Ci vuole disciplina per allenarsi nei giorni caldi d'estate e in quelli freddi d'inverno. La disciplina porta, solo attraverso un allenamento caparbio, ad avere l'intelligenza necessaria per capire qualsiasi insegnamento, la pazienza di insegnare anche a chi non vuole imparare e la fede per credere in quello che ancora non si capisce fino in fondo.
“Nas águas do rio da vida chega mais longe quem nada como deve, quando deve e até onde deve”. (Proverbio brasiliano)