Francesco Ajello @ THE LAST SUN - Fidenza, 8.10.'11 |
h. 7,00
Impreco, ripensando al povero Steve Jobs, quando il trillo dell’Iphone mi sveglia alle sette in punto. La casa sembra Kabul dopo un bombardamento. Silenzio e macerie. Nemmeno il cane ha il coraggio di tirare fuori la testa dalle coperte. Mi strofino gli occhi ma sembrano sigillati. Non si aprono. Resto sdraiato. Non trovo la forza di buttare le gambe giù dal letto. Mi tocco il polso. Lo muovo. Non sento nulla. Due pastiglie di Brufen 600mg, una bustina di Oki, un’Aspirina e una compressa omeopatica di valeriana hanno resettato il sistema e, in una notte, mi hanno ridato un polso nuovo di zecca. Non si sa come riesco ad atterrare sul lavandino senza inciampare lungo il tragitto. Gli occhi sono ancora chiusi. Metto la faccia sotto il rubinetto. L’acqua ghiacciata mi strappa dal sonno. E li riapro. Mi guardo allo specchio. Ho gli occhi gonfi. Non faccio la barba da dieci giorni e in testa ho una criniera scomposta che mi ricorda, forse senza esagerare, il primo Fausto Leali.
h. 7,30
Sotto casa trovo già tutti pronti. Sembriamo un esercito di riservisti. Peggio. Un gruppo di ribelli irregolari. Francesco sembra pronto per una spedizione sull’Annapurna e Oliva invece, per l’occasione, sfoggia un bel completo da testimone di Geova: jeans, polo e giubbino blu. Faccio l’appello tra me e me. Non manca nessuno. Il Fudo, Damiano, Stefano, Giacomo, Germano, Fra, Oliva e il sottoscritto. Si parte.
h. 8,15
La prima sosta all’Autogrill è drammatica. Mentre il Fudo si commuove davanti al banco dei salumi, il battaglione si sparpaglia come un gruppo di formiche impazzite. A furia di strilli e imprecazioni di ogni genere riusciamo a rimontare in macchina. Il resto del viaggio passa in fretta. Sonnecchio e guardo fuori dal finestrino. Fa freddo.
h. 9,00
Arriviamo a Fidenza. Lasciamo le auto parcheggiate proprio davanti al Decathlon. Mi guardo intorno e dietro una rete vedo una fila scarna di kettlebell, vogatori e dischi di ogni peso e misura. Il campo di battaglia è una lingua di asfalto verde acceso. Un campo da calcetto che per un giorno vedrà animali battersi con tutte le loro forze per riconoscere i propri limiti e cercare di superarli. Mi metto in un angolo. Non ho voglia di parlare con nessuno. Non cerco amici e alle poche facce conosciute non ho voglia di regalare sorrisi inutili. Ho voglia solo di accendere il motore e partire. WOD è l’acronimo di workout of the day ovvero esercizio del giorno. E oggi la giornata si divide in WOD1, WOD2 e WOD3. Non esiste colazione, pranzo e cena o mattina, pomeriggio e sera. Il tempo oggi si misura in secondi e la giornata si divide in tre diverse sequenze di esercizi.
Marco "Oliva" Bancone @ THE LAST SUN - Fidenza, 8.10.'11 |
WOD1:
50mt run
20 burpees
20 american swing #24
100mt run
15 burpees
15 american swing #24
150mt run
10 burpees
10 american swing #24
200mt run
Sono nella terza batteria. Stefano e Oliva sono partiti prima di me. Hanno finito tutti e due con un tempo ottimo. Le loro espressioni di sofferenza a lavoro concluso non mi fanno ben sperare. La strategia non mi riserva altre alternative se non quella di partire come una saetta e non fermarmi fino alla fine. Sono soddisfatto. Parto bene. A metà sento i polmoni che mi stanno esplodendo, le gambe gonfie e dure come le colonne di un tempio, le labbra sono spaccate e secche come un foglio di giornale. Sento da lontano i miei soldati che mi urlano di non fermarmi. Non posso deluderli. Spengo il cervello e tiro dritto fino alla fine. Quando apro gli occhi mi ritrovo sdraiato a pancia in giù sul cemento. La bocca è spalancata. L’aria è ghiacciata e prima che arrivi ai polmoni fa in tempo a tagliarmi le labbra e a bruciarmi la gola. Ci vogliono 10 minuti prima che riprenda a parlare. Intanto Francesco si scalda. Il prossimo è lui. Movimenti precisi. Millimetrici. Un carrarmato che si muove alla velocità di una fuoriserie. Arriva al traguardo distrutto. Ma per primo.
WOD2:
Clean & Jerk
#40, #45, #50, #55, #60, #65, #70, #75, #80
Non c’è molto da dire. Mi fermo a 70 chili. Sono ancora svuotato dalla prima prova. Le gambe sono inchiodate e lo stomaco non ha ancora archiviato lo sforzo di un paio d’ore prima. Oliva, nel frattempo, ha toccato quota 65 chili. Stefano e Edo decollano fino a 80. Quando è l’ora di Francesco non si sente volare una mosca. E’ l’ultimo dell’ultima batteria. Il bilanciere da 110 chili è spaventoso. Ci prova una volta. Lo porta al petto. Si riposa qualche secondo come se stesse tenendo sul palmo della mano un vassoio di pasticcini. Prova a lanciarlo sopra la testa ma non va. Si ferma a 105 chili. Quanto basta per tenerlo ancora davanti a tutti.
WOD3:
500 mt rowing
30 deadlift #70
30 pushup H.O.
E’ l’ultimo strappo della giornata. Sono a metà classifica. Ho perso un sacco di posizioni col secondo workout. Penso di fare bene. Sul rower non ci sono problemi. Vado come una locomotiva senza freni. Gli stacchi non mi spaventano e gli ultimi trenta pushups nemmeno. Sulla strategia non c’è molto da dire. Ancora una volta penso di tirare dritto senza fermarmi. E’ il mio turno. Mi metto seduto sul vogatore e ripenso in continuazione a come saltare giù dal trespolo più velocemente possibile. Sento la voce di Francesco che mi dice cosa fare. Nella mia testa. Almeno mille volte prima di partire.
Si abbassa la mano del giudice davanti ai miei occhi e decollo. Remo come se fossi in mezzo all’oceano da due giorni. Il rower mi taglia le gambe. I miei sogni di gloria cozzano contro un bilanciere di 70 chili. Faccio i primi sette e poi mi accontento di andare avanti a singhiozzo. Mi stendo sul cemento per i pushups. Mi sento in colpa come un ladro e cerco di recuperare ma non basta. Faccio solo un buon tempo. Niente di più. Alla fine della giornata sono dodicesimo tra i beginners.
Anche il resto della ciurma di lottatori MILANIMAL fa bene.
Francesco, ancora una volta, non fa errori. Ormai è primo in classifica generale. Che soddisfazione!
h. 18,30
Il ritorno in macchina è la parte più noiosa della giornata. Siamo a pezzi ma soddisfatti. Incastrati nei sedili ergonomici di un’utilitaria. Ridiamo con le ultime energie rimaste, pianifichiamo l’ennesimo banchetto luculliano e ci godiamo quella strana sensazione di missione compiuta.
CONSIDERAZIONI:
Andrea Baggio @ THE LAST SUN - Fidenza, 8.10.'11 |
Conosco Maurizio Maddaloni (MaddaloniFunctionalTraining.com) nel 2004. Lavoriamo tutti e due nella stessa palestra. Un po’ per sbaglio e un po’ per curiosità Maurizio inizia a fare jiu-jitsu. E’ una furia. Subito dopo decidiamo di barattare quello che sappiamo fare. Io insegno a lui dove mettere le mani sulla stoffa del kimono e lui a me dove stringere l’acciaio del bilanciere.
Mi alleno con lui un paio di volte a settimana per tutto l’anno accademico 2005/2006. All’epoca, di tutti i fenomeni da baraccone dell’esercito del “funzionale” non si vedeva nemmeno l’ombra. Di quell’anno mi ricordo solo la fatica. A fine allenamento trascinavo i piedi per scendere una rampa di scale e andare a prendere un frullato. Lo bevevo a piccoli sorsi come se fossi sbarcato a terra dopo un viaggio per mare di due secoli. Pochi esercizi e semplici. Panca, squat, corsa, salti e altri spiccioli. Ho sempre creduto che prepararsi atleticamente fosse un dovere sacro per un professionista serio. Completare - e non sostituire - la preparazione tecnica con delle sessioni dedicate al condizionamento fisico è sempre stato tra i miei pensieri. Oggi, di certo, non mi sento più legittimato di ieri perché il CrossFit sfila sulla passerella di questa stagione. Io voglio lottare e, nonostante l'età avanzi, voglio farlo sempre meglio. Studio tutto quello che posso. Video didattici, campionati di jiu-jitsu e lotta senza gi. Mi misuro in palestra con i miei allievi, al campionato con gli avversari e, quando viaggio, con chi mi ospita nel suo dojo. L'unica cosa che voglio è imparare ed essere un buon insegnante per i miei studenti! A più di sei anni di distanza dalla prima tappa della via crucis del Madda e senza aver mai smesso di allenarmi nel frattempo mi ritrovo ancora senza un certificato appeso al muro, un timbro che riconosca tutti gli sforzi fatti in questi anni. Sinceramente potrei sguainare la carta di credito e iscrivermi all’ennesimo e carissimo corso di CrossFit, Olympic non so che o RKC che sia ma non mi sembra giusto. Non sono ancora pronto! Ancora non riesco a fare più di sette o otto double unders di fila. Continuo ad odiare burpees e wallball. E ho seri problemi quando si tratta di sollevare un bilanciere carico sopra la testa. So che pagando potrei avere quel benedetto foglio da appendere al muro, una foto ricordo e magari una bella maglia commemorativa, di quelle da usare per sfilare in palestra e impressionare le nuove leve.
La fortuna di avere a due passi dalla mia materassina una stanzetta di cinquanta metri quadri dove allenarmi è impagabile. Non ha prezzo sapere che Davide (Garavaglia), Damiano (Fasanella) e Francesco (Ajello) sono lì e, se ho un dubbio, posso chiedere a loro di correggermi. Cerco di allenarmi tutti i giorni. Per farlo, alle volte, sacrifico ore di lavoro. Corro come un pazzo per arrivare in palestra e mettermi dritto davanti a Francesco, il più giovane del gruppo. Le lezioni sono piuttosto semplici. Lui dice e io faccio. Non voglio sapere più di quanto basta.
Ad ogni ripetizione fallita penso solo alle parole del grande Vince Lombardi - “il dizionario è l’unico posto dove successo viene prima di sudore” - e tiro dritto.
P.S.: Per il mio prossimo compleanno - giugno 2012 - vorrei farmi un bel regalo. Smetterla coi pesi della Barbie e iniziare a saltare la corda come Dio comanda! A buon intenditore, poche parole.